Progettare l’impianto elettrico e l’impianto idraulico sono variabili di progettare casa, ma non vanno prese alla leggera, perché da queste scelte dipende come vivrai quella casa per tutto il tempo che vorrai abitarci dentro.
Progettare casa, siamo dei prosumer di energia!
Produttori e consumatori di energia, questo è il significato, permettimi infatti un semplice ragionamento sul termine prosumer, che concettualmente unisce il produttore ed il consumatore del bene stesso, ma espresso in inglese che fa più cool. 🙂
PROducer e consUMER riuniti in un unica parola, PROSUMER, come ci spiega nel dettaglio con qualche analisi più storica e mirata la nostra amata wikipedia qui.
Parliamo spesso di accumuli, abbinando più che lecitamente la parola produttore e consumatore di energia, e subito iniziano le associazioni di idee.
Immaginiamo quindi serbatoi di acqua calda o fredda a seconda della stagione e batterie al litio quasi capaci di soddisfare completamente le nostre esigenze, ma prima ancora di parlare di accumuli sarebbe opportuno fare chiarezza, fare 3 passi indietro e ripartire dai 3 concetti molto importanti che stanno alla base di tutto…
Bellissimo il concetto di produrre ed accumulare, ma credo che a nessuno piaccia sprecare, o peggio ancora produrre per nulla, quindi…
Prima di progettare casa, fissa bene il concetto che sta alla base di tutto, i tre principi che io applico quotidianamente e che ognuno di noi dovrebbe conoscere a memoria.

Il primo concetto è semplice: Prima di accumulare, elimina gli sprechi
Proviamo ad immaginare una bottiglia d’acqua, con un piccolo forellino proprio nella parte bassa, proprio nel culo della bottiglia. Ora proviamo ad immaginarci mentre continuiamo a riempirla, non credo sia un buon affare.
Quindi prima di tutto, prima di iniziare ad immaginare gli impianti che produrranno la tua prossima energia, fai un rapido check’up dell’involucro della tua casa e poi passiamo alla fase 2.
Il secondo concetto è che per produrre energia, dobbiamo avere gli spazi necessari
Immaginiamo che per produrre l’energia che mi serve io debba avere a disposizione 50 mq di superficie, se ho questa superficie bene, posso fare il primo passo, senza un minimo di ripensamento, altrimenti no. Devo cambiare strategia e devo valutare un percorso diverso.
Non esistono gli impianti miracolosi che non si vedono e non occupano spazio.
Ci sono 2 caratteristiche semplici che ogni impianto deve avere:
- Ci vuole una buona superficie di tetto, che non sia esposta a nord, per ospitare i pannelli solari
- Ci vuole un vano tecnico adeguato per ospitare i serbatoi d’acqua necessari a riscaldare e raffreddare la tua casa.
Se entrambi i requisiti ci sono, puoi pian piano iniziare a pensare alla tua casa senza la bolletta del gas e pian piano il sogno dell’indipendenza energetica si avvicina
Il terzo concetto è il più importante
L’indipendenza energetica è già possibile, ma per arrivarci bisogna ponderare le spese.
Tutti possono risparmiare sulle bollette, molti possono abbatterle ed arrivare a percentuali che superano il 90% (lasciando solo i costi fissi di uno dei due fornitori energetici), pochi invece possono staccarsi definitivamente.
Ora vediamo chi e quando
Caro lettore permettimi di ipersemplificare i ragionamenti, i tecnicismi da ingegneria elettrotecnica li lascio li ben riposti… 🙂
Per arrivare a staccarsi completamente dai contatori, il primo passo da fare è quello di ridurre al massimo gli sprechi. In questa fase generalmente vengono valutati i serramenti, il cappotto termico dell’abitazione, le coibentazioni varie e tutti i carichi elettrici.
Il secondo passo è quello di ottimizzare gli impianti esistenti, qui si valutano le luci a led, entrano in gioco le testine termostatiche per i termosifoni e le testine elettrotermiche per gli impianti a pavimento. Si ottimizza al massimo anche l’impianto di raffrescamento non lasciando nulla al caso.
Il terzo passo è quello di produrre l’energia necessaria al proprio fabbisogno e qui si apre il capitolo finale dell’indipendenza energetica. Noi possiamo produrre due tipi di energia, quella elettrica e quella termica, ed oggi possiamo accumulare entrambi le fonti.
L’era dei prosumer di energia
Quella più utile da produrre ed accumulare è quella elettrica.
Non va mai buttata via, di fatto si carica e si scarica una batteria al lito.
Oltre ad alimentare le nostre utenze, può essere impiegata per alimentare le pompe di calore elettriche ed i fornelli ad induzione. Lo schema di produzione è il più classico.
I pannelli fotovoltaici producono energia elettrica che, o utilizzo immediatamente per alimentare i carichi domestici oppure immagazzino nella batteria per prelevarla quando occorre.
Con questa logica, sin da subito, possiamo intanto eliminare il contatore del gas…
E come direbbe un caro amico: “intanto fuori uno”, ma i nostri nemici sono 2 e quindi sotto a fare il prossimo ragionamento.
Parliamo con i numeri. Prendiamo ad esempio una casa di 100 m2 in classe C, che si scalda con una pompa di calore da 9 Kw, abitata da 4 persone. Marito, moglie, 2 figli (mettici anche un cane o un gatto e hai fatto la fotografia di una tipica abitazione veneta…)
I suoi consumi annui in Kw/h sono questi:
Fabbisogno elettrico (per le normali utenze) 4.500 Kw/h
Fabbisogno della pompa di calore 5.100 Kw/h
Il totale annuo del fabbisogno energetico ammonta a 9.600 Kw/h
Per produrre quella quantità di energia, serve un impianto fotovoltaico poco superiore agli 8 Kw di potenza, quindi una superficie di circa 50 m2, ma il vero problema è un altro, quanto accumulo mi serve?
Purtroppo la risposta non è quella matematica così scontata…
Innanzitutto Enel stessa norma le connessioni attive degli impianti fotovoltaici in modo preciso.
Fino a 6 Kw di potenza concede l’attivazione in monofase, oltre richiede che la fornitura passi in trifase…
Ma i giochi stanno cambiando in questi mesi e quindi anche questa regola sembra possa non valer più!
Ma il nostro scopo non è quello di rimanere connessi alla rete anzi, noi vogliamo eliminare anche il 2 contatore prima o dopo…
Realizzeremo intanto un fotovoltaico da 8,5 KWh, solo così facendo potremo gestire al meglio le potenze in gioco e potremo scegliere l’accumulo o gli accumuli più corretti in base ai conteggi.
Questo sarà il penultimo passo da fare per essere indipendenti.
Diciamo che con questa soluzione arriviamo a coprire una percentuale importante del fabbisogno energetico, con gli attuali sistemi di accumulo arriviamo anche al 90%, ma rimaniamo ancora collegati alla rete per soddisfare quella domanda che, vuoi per il maltempo, vuoi per una richiesta di consumo non prevista o per motivi diversi, ancora non riusciamo completamente a soddisfare.
Ecco, quel 10% di fabbisogno energetico è la chiave.
Quel 10% di fabbisogno energetico è il sogno che noi tutti stiamo cercando di colmare a suon di investimenti multimilionari per condividere al più presto la strada verso la totale indipendenza energetica.
Più il tempo passa e più quel sogno diventa concreto ma…
… per arrivarci il percorso non è semplice e partire con i primi passi giusti evita spiacevoli rincorse dopo.
Per questo ti invito a valutare bene il tuo percorso e, senza esitare, farti accompagnare nella strada giusta.
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Domande e risposte frequenti
- Autoconsumo energia, fotovoltaico e accumulo sono sufficienti?
- No, oggi bisogna progettare lo scambio di informazioni prima degli impianti, altrimenti tutto il lavoro diventa vano e si ampliano i costi.
- Impianto elettrico casa, per essere energeticamente indipendenti serve la domotica?
- No, la parte di dialogo tra impianto elettrico ed impianto idraulico non centra nulla con la possibilità di gestire la casa con la domotica.
- Impianto riscaldamento casa, quando arriveremo all’indipendenza totale?
- Non credo che manchi molto, ma il concetto da capire è semplicissimo. Oggi si parla di accumulare di giorno per utilizzare la notte stessa. Arriveremo a staccarci dal contatore quando accumuleremo d’estate per utilizzare d’inverno.
Come sempre, se vuoi fare la tua domanda ti invito a scriverla nei commenti qui sotto, sarò ben felice di risponderti